«Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica». È quanto scriveva papa Francesco nella Laudate deum del 2023, otto anni dopo la pubblicazione della Laudato si’, l’enciclica imperniata sull’ecologia integrale. L’esortazione a occuparsi della nostra casa comune era talmente forte da spingere a puntare il dito anche contro il clero. E in generale nel testo del 2015 i fedeli stessi non erano esenti dai solleciti del papa: «Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche».
Bergoglio ha obiettivamente dimostrato di avere recepito tutte le principali evidenze scientifiche climatiche – cosa che alcuni capi di Stato fanno ancora fatica a fare – dalle basi fisiche agli impatti sugli ecosistemi e alle soluzioni. Toccando temi trasversali come l’acqua, la biodiversità e la disuguaglianza sociale, che nutriranno poi i successivi Fridays For Future e non solo. Diversamente dai suoi predecessori, che già da Paolo VI si occuparono di cura dell’ambiente, Francesco mette il dito nella piaga del capitalismo sfrenato, calcando la mano sui suoi effetti nefasti sulla natura e quindi anche sulla «libertà e la giustizia» umane.
Chiaramente, le istituzioni cattoliche restano ancora pervase da molte ombre, e non da ora; compito del giornalismo è quello di portarne alla luce i punti oscuri (e sono parecchi). Tuttavia, almeno dal punto di vista della non banale scienza climatica, è innegabile che Bergoglio abbia fatto fare alla Chiesa più di un passo avanti. In un contesto geopolitico dove il clima sta rischiando di passare in secondo piano, non dovremmo dimenticarcene: «Non si può esigere da parte dell’essere umano un impegno verso il mondo, se non si riconoscono e non si valorizzano al tempo stesso le sue peculiari capacità di conoscenza, volontà, libertà e responsabilità».
Uno scienziato commenta la lettera enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune
«Nell’immensità del creato, c’è un puntino: la Terra, una specie di astronave, grande se vista da vicino, che viaggia nell’infinità dell’universo con un carico particolare, forse unico: gli esseri viventi. È un’astronave del tutto speciale, che non potrà mai atterrare da nessuna parte, non potrà mai attraccare a nessun porto per far rifornimento. È la nostra casa comune. Dobbiamo viverci tutti assieme, bianchi, neri, gialli, uomini, donne… Se qualcosa non funziona, dobbiamo ripararla da soli, senza neppure scendere […] C’è bisogno che sorgano leader politici capaci di guardare lontano nello spazio, cioè all’interesse di tutti gli abitanti del pianeta, e nel tempo, cioè anche alle prossime generazioni. Papa Francesco è certamente un leader di questo genere. Speriamo che ne arrivino altri». Riproponiamo l’articolo del 2015 di Vincenzo Balzani, accademico dei Lincei e professore emerito di Chimica all'Università di Bologna, sull’enciclica Laudato si’ di Bergoglio dedicata alla cura della casa comune.
Ricerca pubblica: un piano ventennale per un’Europa più equa e competitiva
Se la leadership statunitense non pare più credere nella ricerca, tanto da indurre molti ricercatori a pensare seriamente di abbandonare il Paese, forse è arrivato il momento per l'Europa di rafforzare finalmente la sua competitività nel campo della ricerca e dello sviluppo, finora oscurata da Stati Uniti e Cina. Un gruppo di scienziati europei di primo piano – Ugo Amaldi, Federico Roberto Antonelli, Luciano Maiani e Giorgio Parisi – ha proposto recentemente un Programma_ventennale per la ricerca pubblica europea (2026–2045), con l’obiettivo di portare tutti i paesi membri a investire almeno lo 0,75% del proprio PIL in ricerca pubblica. Ne scrive Luca Carra.
Lo sguardo altrove: Adolescence e i verbi dimenticati della genitorialità
Il passaggio dall’adolescenza all’età adulta avviene per tutti, ma spesso gli adulti se lo dimenticano. Il problema principale è aver dimenticato o non compreso quanto accaduto anche a loro: che il passaggio all’adolescenza e poi all’età adulta avviene per tutti, non è un processo lineare, comporta cambiamenti profondi non solo comportamentali, diversi per modalità, intensità e durata, finalizzati all’acquisizione dell’autonomia. La discussa serie Adolescence ci indica il rischio che i genitori non sappiano come costruire una rete educativa relazionale, culturale ed emotiva. Una rete non per contenere, ma per osservare e sostenere, condividere e guidare: i verbi della genitorialità. Ne scrive Maurizio Bonati.
L'inattualità come resistenza nell'era dell'Antropocene
Ripensare l’Antropocene (Carocci editore) è un libro nato durante la pandemia da un dialogo tra quattro studiose dell’Università di Bologna. Un’opera corale, che intreccia scienza, storia, antropologia e ingegneria per superare la falsa dicotomia natura/cultura e affrontare la crisi ambientale. E se tutto sembra già superato dal presente che corre, con l'“uragano Trump" che si abbatte sul mondo politico e scientifico, allora coltivare l’inattualità può diventare un atto politico. Perché, se le parole della crisi vengono censurate, restare “fuori tempo” può voler dire restare vigili. La recensione è di Cristiana Pulcinelli.
Segnalazioni & Appuntamenti
🤖 Quali sono le potenzialità e i limiti dell’intelligenza artificiale nell’elaborazione di materiali per i corsi di formazione ECM? Quali sono le indicazioni e le buone pratiche da raccomandare nel suo utilizzo? Ci si può fidare e in quale misura dei contenuti raccolti e proposti da ChatGPT? Per rispondere a queste domande Zadig ha organizzato lo studio AI-CHECK e in un articolo pubblicato sul suo sito dà conto dei primi risultati. Qui maggiori informazioni.
🌠 Scade venerdì 2 maggio alle ore 24 l’iscrizione al concorso L'Universo a Scuola, organizzato dal gruppo Didattica dell'INAF, la cui seconda edizione è dedicata al tema delle comete. Il Concorso è rivolto innanzi tutto alle e agli insegnanti e con loro, a studenti e studentesse delle scuole secondarie di primo e secondo grado e nasce come una iniziativa nazionale dell'INAF per promuovere nuove forme di insegnamento e incentivare l'uso delle risorse didattiche EduINAF nella scuola. Qui maggiori informazioni.
🗓️ Lunedì 28 aprile a Milano alle ore 15, alla Sala Napoleonica dell’Università degli Studi, via Sant’Antonio 10/12 in occasione della lezione dedicata a Federico Chabod si terrà una lectio magistralis di Richard Overy, storico e accademico britannico considerato uno dei più importanti studiosi della Seconda Guerra Mondiale. L’evento si colloca all’interno di Milano è memoria, una serie di iniziative organizzate in collaborazione con il Comune di Milano, le istituzioni e le associazioni legate alla memoria della Resistenza. Qui maggiori informazioni.
🗓️Giovedì 8 maggio a Bologna, dalle ore 14:45 alle 18:00, all’Alma Mater Studiorum Università di Bologna si tiene l’incontro Energia, emissioni, e prospettive di sistema, il primo di quattro su La transizione energetica in Italia - Evidenze, riflessioni e strategie per un percorso virtuoso verso gli impegni climatici europei e internazionali, promossi da Energia per l’Italia. Qui maggiori informazioni.
🗓️Da sabato 31 maggio a sabato 7 giugno a Venezia, Isola di San Servolo, corso avanzato Neurophotonics, organizzato della “Neuroscience School of Advanced Studies” (NSAS). Qui maggiori informazioni.
C'è chi si indigna per l’Urus. Un SUV da 600 cavalli, 250.000 euro, dichiarato “auto per la famiglia” con il sostegno di fondi pubblici. Un simbolo dell’eccesso, del lusso che abbaglia e evidenza le diseguaglianze. Papa Francesco, nella sua enciclica Laudate Deum, lo cita esplicitamente come emblema di un consumismo sfrontato, esaltato paradossalmente come esempio di innovazione e creatività nazionale.
Il riferimento è forte, netto, quasi provocatorio. Ma è anche, a ben vedere, funzionale: l’Urus serve da esempio eclatante per rendere visibile un problema sistemico che altrimenti resterebbe sommerso, come l’iceberg sotto la linea dell’acqua. Non è una crociata contro un singolo oggetto, ma un invito a interrogarci su quale tipo di progresso stiamo celebrando.
E allora rilanciamo la provocazione:
non dovremmo fermarci all’Urus. Il vero problema non è il dinosauro tecnologico da prima pagina, ma la normalità che lo ha reso possibile. Un’“auto media” da 2000 cc, capace di superare di slancio i limiti di legge, è davvero necessaria per andare al lavoro, portare i figli a scuola ,fare la spesa o andare in villeggiatura?
Siamo immersi in un’evoluzione tecnica che ha smarrito il criterio della misura. Come i dinosauri, anche certi oggetti della tecnologia crescono fino a diventare sproporzionati, ingestibili, e infine insostenibili. Ma a differenza dell’evoluzione naturale, questa non è cieca: è guidata da scelte industriali, logiche di mercato e soprattutto desideri. Desideri coltivati, indirizzati, instillati.
La sfida allora non è “colpire l’estremo”, ma ridefinire l’ordinario. Ripensare la mobilità, l’efficienza, il senso stesso di “innovazione”. Non più sinonimo di velocità, peso e potenza, ma di leggerezza, equilibrio, sobrietà.
Sì, l’Urus è un simbolo. Ma il vero cambiamento avverrà quando smetteremo di costruire iceberg, non solo quando ne
elimineremo la punta.
..e stiamo solo parlando di automobili.,.
Era un papa che faceva della fede cristiana un veicolo per espandere la coscienza del bene comune in tutte le sue eccezioni, si spera che il suo successore continui a seminare questa idea e coinvolga sempre più restii