Di che cosa parliamo quando parliamo di agricoltura rigenerativa
Cronache della ricerca #297
I recenti episodi di contestazione da parte degli agricoltori mettono in evidenza come ormai il sistema agroalimentare, così come è stato progettato dai fautori della cosiddetta rivoluzione verde del secolo scorso, sia oggi insostenibile per gli aspetti ecologici, economici e sociali e – perché no ? - etici.
In questa situazione di disagio generale, le proposte che si pongono l’obiettivo di elaborare un modello diverso di produzione e consumo si moltiplicano. Alcune provengono dalla comunità scientifica, altre dalle aziende agricole stesse o da centri di innovazione che sviluppano ricerche partecipate che coinvolgono diversi componenti delle filiere agroalimentari. Tutte queste esperienze, di diversa natura e potenzialità, stanno sperimentando e applicando nuovi principi e pratiche, sviluppando proprie tecnologie.
Chi non è del settore non sempre riesce a orientarsi e seguire il dibattito interno.
Tra le molte “agricolture del cambiamento” l’agricoltura rigenerativa appare promettente perché propone non solo di cambiare alcune parti del sistema, ma di elaborare e applicare nuovi principi e pratiche al fine di dare nuova vita, rigenerare gli agroecosistemi degradati, restituendo loro la capacità di produrre diffusamente alimenti sani e ricchi di elementi nutritivi. Stefano Bocchi, docente di Agronomia all’Università degli Studi di Milano, spiega quali sono le sue caratteristiche.
💉«Ciò su cui lavoriamo oggi è un vaccino personalizzato, che cerca di stimolare il sistema immunitario ad attivarsi contro le proteine prodotte dal tumore, dette neoantigeni, distinguendole da quelle normali», spiega Paolo Ascierto, oncologo e direttore del dipartimento di Tumori Cutanei, Immunoterapia Oncologica Sperimentale e Terapie Innovative dell’IRCCS Fondazione Pascale di Napoli, dove sono state effettuate le prime somministrazioni italiane del vaccino contro il melanoma, in fase di sperimentazione.
A fine gennaio è partito un trial clinico di fase III, che coinvolge anche l’Italia e che si basa sull’uso dell’RNA messaggero (mRNA), secondo lo stesso approccio impiegato per produrre i vaccini anti-Covid. Un trial che inevitabilmente richiederà alcuni anni per dare conferme sicure, ma le cui premesse sembrano realmente promettenti.
I vaccini anti-cancro a mRNA, sui quali la ricerca è oggi molto attiva, mirano ad agire non come prevenzione della formazione di un primo tumore, bensì come trattamento adiuvante, per prevenire eventuali recidive rinforzando l’azione dell’immunoterapia classica. Anna Romano ha intervistato Paolo Ascierto su Scienza in rete.
🚼Dal primo di aprile di quest’anno la procreazione medicalmente assistita (Pma) entrerà a far parte dei Livelli essenziali di assistenza (Lea). Così procedure e tecniche che nel nostro Paese a lungo hanno dovuto fare i conti con un certo ostruzionismo diventeranno un diritto riconosciuto dell’offerta di salute del Servizio sanitario nazionale. Ma è proprio così?
Benché l’inclusione nei Lea sia un risultato importante per una pratica medica che in Italia ha dovuto combattere per essere riconosciuta e accettata, è noto che le risorse stanziate non sono adeguate e il numero delle strutture che praticano la Pma, mettendo insieme pubblico e privato convenzionato, è insufficiente.
Inoltre, nonostante gli interventi correttivi apportati dieci anni fa in direzione di un’apertura delle sue modalità di applicazione, la legge 40, che il 19 febbraio compie 20 anni, continua a escludere dall’accesso alla Pma le donne single e le coppie omosessuali, con il paradosso che contemporaneamente la legge sulle unioni civili ha riconosciuto alle persone dello stesso sesso il diritto di formare una famiglia.
Ne scrivono Eva Benelli e Maurizio Bonati, commentando anche i dati recentemente rilasciati dall’Istituto superiore di sanità.
🧬L’8 e 9 febbraio si è tenuto al Museo di Storia Naturale di Milano il Darwin Day, giunto alla sua ventunesima edizione milanese: "Esseri umani, essere umani". Quest’anno l'evento si è interrogato sui grandi temi delle origini della nostra specie e della sua evoluzione e sui molteplici percorsi intrapresi nel corso di questa straordinaria narrazione. Scienza in rete ha trasmesso l'evento in streaming sul suo sito e sul suo canale YouTube. Se non hai potuto seguirlo, puoi rivederlo sul nostro sito e sul nostro canale YouTube. Abbiamo diviso in video singoli gli interventi degli esperti, per agevolarne la fruizione.
Dopo aver parlato del ruolo e delle prospettive della ricerca nell’ambito della sindrome di Rett, malattia rara, ma che costituisce anche la seconda causa di ritardo cognitivo tra le femmine, Research4life intervista Rita Bernardelli, consigliera di una delle associazioni italiane che si occupa della malattia, ponendo al centro delle proprie attività proprio il sostegno alla ricerca scientifica. Bernardelli racconta la storia dell’associazione, il suo lavoro e le ragioni che l’hanno portata a individuare nella ricerca la miglior speranza per il trattamento, se non la cura definitiva, della malattia.
Segnalazioni e appuntamenti
🗓️ Lunedì 19 febbraio a Milano al Teatro Pacta in via Ulisse Dini 7 dalle 18.30 alle 20.00 si terrà la premiazione del contest di testi teatrali L’Ambiente in un Atto, promosso da Legambiente in collaborazione con il Teatro Pacta di Milano. La premiazione sarà seguita dalla lettura scenica dei tre testi vincitori. Qui maggiori info.
🗓️ Martedì 20 febbraio alle 18.30 a Milano, nello spazio Mare Culturale Urbano in via Gabetti 15, è presentato il saccarimetro di Gaetano Cantoni, strumento ottico della seconda metà dell’Ottocento che permette di misurare la concentrazione di uno zucchero in una soluzione. L’incontro si tiene nell’ambito delle celebrazioni del Centenario dell’Università degli Studi di Milano, nella serie di incontri Dieci per 100: dieci oggetti per 100 anni, che racconta 100 anni di ricerca in Università attraverso dieci oggetti simbolo. Qui maggiori info.
🗓️Prosegue fino al 22 febbraio all’Università degli Studi di Milano in via Festa del Perdono 7, la mostra a ingresso libero Complottismo, fake news e altre trappole mentali, che propone, attraverso attività pratiche e ludiche, un percorso interdisciplinare sulla (dis)informazione, tra filosofia, psicologia, scienze sociali, storia e letteratura. Qui maggiori informazioni.
La fiducia in chi fa scienza è aumentata dopo il Covid in buona parte del mondo. Lo afferma un grande studio che ha sottoposto a un questionario 70mila persone di 67 paesi diversi. La fiducia nei ricercatori e nelle ricercatrici è in media “moderatamente alta”, anche se l’Italia si trova agli ultimi posti, ma sempre con una discreta fiducia, certo migliorabile. C’è un buon consenso affinché gli scienziati lavorino con i politici per trovare le soluzioni più razionali, ma soprattutto che comunichino al pubblico i risultati delle loro ricerche. Anche l’ultimo rapporto Observa dell’Università di Trento conferma che - nel settore dell’ambiente, clima e transizione ecologica - la categoria in cui gli italiani hanno più fiducia sono i ricercatori e le ricercatrici, calante invece quella negli ambientalisti. Non so che cosa questo voglia dire. Forse una certa stanchezza nella politicizzazione e l’apprezzamento di chi ci riporta, o così dovrebbe, ai fatti. Così piacerebbe fare anche noi di Scienza in Rete e del Gruppo 2003, con il sito e con questa newsletter. Diffondete quindi la nostra voce, e dateci la forza di crescere ancora, per raggiungere un pubblico sempre più vasto.
Le premesse sono false. Non parliamo poi delle soluzioni. L'idea che gli agricoltori insorgano contro la Rivoluzione Verde è solo nella mente (interessata) di chi la ipotizza. Non a caso i provvedimenti presi dai governi e dalla Commissione vanno in senso opposto col rinvio delle restrizioni sugli agrofarmaci. Ma non è vero che gli agricoltori chiedono di usare più agrofarmaci: chiedono di poter competere ad armi pari con gli altri produttori. Da un quarto di secolo la UE vieta le biotecnologie in agricoltura (e chissà quando farà una vera apertura alle tecniche del genome editing). Il miglioramento genetico è la prosecuzione virtuosa della Rivoluzione Verde, basata sulla genetica possibile quando ancoro non si conosceva il DNA. Il miglioramento genetico vegetale è il miglior sistema per abbattere l'impiego degli agrofarmaci (che sono egualmente inquinanti sia per agricoltura tradizionale che per agricoltura biologica. Ripeto: egualmente inquinanti e tossici per l'ambiente, i suoli, le api, etc.). Se l'UE, o meglio gli stati nazionali, vietano l'impiego delle biotecnologie, i nostri agricoltori devono competere con una mano legata dietro la schiena e guarda caso perdono.
Ma è davvero imbarazzante leggere che gente sui trattori (la meccanizzazione è parte integrante della Rivoluzione Verde) rinnega i suoi genitori. Al contrario. Stanno chiedendo di produrre cibo, non di coltivare siepi, pipistrelli o arredare il paesaggio. E hanno già ottenuto di poter coltivare quel 4% di suolo che volevano vietargli di coltivare.