Il Piano di adattamento climatico sotto la lente di Scienza in rete e Rivista giuridica dell'ambiente
Cronache della ricerca #308
Il 20 febbraio scorso è stato pubblicato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (PNACC). Data l’importanza di questo documento e la rilevanza degli aspetti giuridici e scientifici coinvolti, la direzione della Rivista giuridica dell’Ambiente online e la redazione di Scienza in rete, che nei diversi settori del diritto e dell’informazione scientifica da tempo collaborano condividendo articoli, contributi e riflessioni in materia di ambiente, hanno deciso di organizzare un esame congiunto del Piano. Pubblichiamo le 12 analisi realizzate da collaboratori e collaboratrici delle due riviste, orientate ai due aspetti: giuridico e scientifico.
Queste le 12 analisi degli esperti e delle esperte sugli aspetti giuridici e scientifici del PNACC, disponibili sul nostro sito.
L’adattamento al cambiamento climatico nella scienza, Luca Carra
L’adattamento al cambiamento climatico nel diritto internazionale, Stefano Nespor
L’adattamento al cambiamento climatico nel diritto comunitario, Luciano Butti
PNACC: poca attenzione alla salute, Paolo Vineis
La comunicazione dell’adattamento al cambiamento climatico nel PNACC, Simona Re
Processo di approvazione del PNACC e collegamento con il Green Deal, Dario Bevilacqua
Differenze tra danno ambientale e danno climatico, Emanuela Gallo e Federico Vanetti
La dimensione regionale e locale dell’adattamento ai cambiamenti climatici, Lorenzo Ugolini
La tutela della biodiversità nel Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, Laura Scillitani
Adattamento climatico e risorse idriche nel PNACC, Claudia Galdenzi
Cambiamento climatico e rischio geo-idrologico: reinventare la ruota senza mai agire, Francesco Comiti
L’applicazione al clima dei principi sull’ambiente e la tutela dei diritti umani, Fabio Cusano e Riccardo Stupazzini
😟Solo di recente si è iniziato a studiare l’impatto del cambiamento climatico sulla salute mentale, con effetti come stress post traumatico, depressione e ansia. La frequenza e l’impatto degli eventi estremi stanno aumentando, soprattutto nelle aree del pianeta più vulnerabili. Uragani, incendi e inondazioni lasciano dietro di sé distruzione materiale, ma hanno anche delle ripercussioni sulla nostra salute mentale: tra i disturbi psicologici più frequenti ci sono lo stress post traumatico, la depressione e l’ansia. Solo di recente la ricerca ha iniziato a indagare l’impatto dei disastri climatici sulla salute mentale. In particolare, negli ultimi anni, psicologi e psichiatri hanno evidenziato come alcune fasce di popolazione siano più colpite dalle conseguenze di un evento climatico estremo. Anche i giovani, che si trovano ad affrontare il peso di una crisi ambientale ereditata, sono stati inseriti nelle categorie più a rischio di sviluppare un disturbo psicologico: la preoccupazione per i cambiamenti causati dall’azione dell’uomo unita alla sensazione di non poter fare nulla per un futuro migliore, generano uno stato di ansia e depressione crescente. Ne scrive su Scienza in rete Alessandra Tognolli.
🌿A partire dal 1 aprile, in Germania è legale il consumo e la coltivazione a uso personale di cannabis, definito e limitato secondo una precisa regolamentazione. Sul tema della liberalizzazione della cannabis, e in generale delle sostanze stupefacenti, spesso le motivazioni ideologiche si mischiano a quelle economiche, mediche e sociali nel supportare l’una o l’altra tesi. Nel tentativo di aprire una finestra il più ampia e globale possibile su questo dibattito, Lorenzo Perin ha intervistato Viola Brugnatelli, co-fondatrice di Cannabiscienza, un’accademia online che si occupa di aggiornamento professionale in Italia sulla cannabis medica e il sistema endocannabinoide.
🚑Nei media generalisti e di settore che si occupano di sanità pubblica in Italia si parla del taglio dei posti letto ospedalieri e di interi ospedali in Italia. È infatti di pochi giorni fa un appello del Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri e Universitari Italiani, secondo cui «si stima che negli ospedali italiani manchino almeno 100mila posti letto di degenza ordinaria e 12mila di terapia intensiva». Ma da dove nasce questa richiesta e, soprattutto, è giustificata? Ne discute su Scienza in rete Claudio Maffei, medico, che ha svolto ruoli di Direzione Sanitaria sia presso Aziende Sanitarie Territoriali sia presso Aziende Ospedaliere e IRCCS.
Quando il gatto non c’è, i modelli preclinici ballano. Questa versione alternativa del noto proverbio, in cui, come avviene in alcuni articoli, ci si riferisce ai topi ricorrendo al tecnicismo “modelli preclinici”, corretto quanto poco comprensibile, può rendere bene l’idea di un problema legato al linguaggio usato per parlare di sperimentazione animale: ovvero il ricorso a espressioni tecniche per evitare di dichiarare esplicitamente che gli esperimenti coinvolgono animali. In occasione della campagna per la trasparenza sulla sperimentazione animale promossa dalla European Animal Research Association (EARA), Research4Life dedica una riflessione al linguaggio usato per trattare questo tema, spiegando alcune delle scelte terminologiche che ricorrono negli articoli e negli approfondimenti.
Appuntamenti e segnalazioni
🗓️A partire da venerdì 3 maggio a Padova è visitabile all’interno del Castello di San Pelagio la mostra Da zero a infinito: un’esposizione itinerante dell’Inaf - Istituto Nazionale di Astrofisica, che nei prossimi mesi sarà accompagnata da eventi e giochi per famiglie e da serate speciali per il pubblico, fatte di incontri a tema con gli astronomi. Qui maggiori informazioni.
🗓️ Sabato 4 maggio e domenica 26 maggio dalle 15 al 17 al Museo di Storia naturale di Milano si terranno due eventi Editathon al Museo di Storia Naturale, dedicati a chi vuole capire come contribuire agli articoli scientifici dell’enciclopedia libera Wikipedia e partecipare attivamente alla scrittura arricchendo le pagine dedicate al museo e alle sue collezioni. Qui maggiori informazioni.
🗓️ Lunedì 6 maggio a Mantova alle ore 18 alla Libreria Coop, via Roma 3, presentazione del libro di Maurizio Bonati Il cronico trauma della guerra. Donne e bambini le prime vittime (Il Pensiero Scientifico Editore), di cui abbiamo recentemente presentato un’anticipazione. Insieme all’autore intervengono Giovanni Rossi, psichiatra, e Riccardo Peasso, medico del lavoro.
🗓️ La manifestazione Pint of Science, dal 13 al 15 maggio 2024, porta alcuni dei più brillanti ricercatori nei bar di tutta Italia (21 città), dove potranno raccontare, sorseggiando una buona birra, le novità relative al loro ambito di studio a chiunque sia interessato. L’evento coinvolgerà 75 pub nelle tre serate del 13-14-15 maggio. Hanno iniziato a essere pubblicati online i programmi delle tre serate. Qui maggiori informazioni.
📖Lanciato l’11 giugno 2008, 15 anni fa, il satellite della Nasa Fermi rileva i raggi gamma, la componente più energetica dello spettro elettromagnetico, dall’atmosfera terrestre alle galassie più lontane. Le sue ricerche hanno permesso di scoprire dettagli su aspetti che vanno dai brillamenti solari, alla formazione stellare e ai misteri al centro della Via Lattea. Ora il team della missione ha pubblicato l’ebook Our High-Energy Universe: 15 Years with the Fermi Gamma-ray Space Telescope, scaricabile gratuitamente nei formati pdf ed epub. Con un commento di Patrizia Caraveo di Inaf. Qui maggiori informazioni e il link per scaricare il libro.
🗓️ Il Medioevo di UniMi è un evento in due giornate che si tiene a Milano sabato 18 e domenica 19 maggio, organizzato dell’Università degli Studi di Milano in occasione della celebrazione del centenario e dedicato al Medioevo e alla Milano medievale. Il primo giorno in Università, il secondo in alcuni dei luoghi più importanti della storia e della cultura cittadina, i docenti della Statale proporranno decine di attività, per scoprire un Medioevo inaspettato. Qui maggiori informazioni e iscrizione agli eventi.
Hannah Ritchie è una delle migliori data scientist in circolazione. Ha 31 anni, è ricercatrice a Oxford e vicedirettrice di Our World in Data, che tutti abbiamo consultato almeno una volta durante la pandemia. La passione per l’ambiente l’ha portata a studiare tutto il possibile sui cambiamenti climatici. Quando era più giovane pensava che si stesse andando verso la catastrofe. Soffriva di eco-ansia fino al giorno in cui incontrò il fisico Hans Roslin, inventore di Gapminder e autore di Factfulness. Cominciò a vedere le cose in un altro modo studiando bene i dati, scoprendo che «il mondo non è mai stato sostenibile», che le emissioni procapite erano più alte un secolo fa, così come l’inquinamento e altro ancora. Da qui il libro Non è la fine del mondo. Se ci impegniamo, insomma, ne possiamo venire a capo, e per molti versi siamo già sulla buona strada, si pensi alla straordinaria crescita nel mondo delle energie rinnovabili (anche in Italia, come testimonia il calo record del 18% delle emissioni climalteranti del sistema elettrico nel 2023), o della vendita delle auto elettriche. Non saremo l’ultima generazione, casomai la prima a cambiare veramente le cose, come già stiamo facendo, anche se dobbiamo accelerare. Non ho gli strumenti per dire che tutte le affermazioni del libro siano vere. Quella che mi ha colpito di più è: «L’idea che dobbiamo essere parsimoniosi per poter vivere una vita a basse emissioni di carbonio è semplicemente sbagliata». Niente penitenze, niente decrescita, zero catastrofismo, più tecnologia. Essere pessimisti «è deleterio». Piuttosto cerchiamo di perseguire a nostra volta un’igiene dei dati. «Ciò che pensiamo possa essere efficace nella riduzione delle emissioni di CO2 spesso invece non lo è». Fra le cose più utili da fare per ridurre la nostra impronta carbonica elenca, in ordine d’importanza: abbandonare i SUV, circolare senza macchina, seguire una dieta a base vegetale, evitare i voli transatlantici, acquistare energia verde. Trascurabili invece aumentare la raccolta differenziata, cambiare le lampadine, lavare con acqua fredda, come pensa la maggioranza. È solo un esempio delle decine di grafici e tabelle che costellano questo libro prezioso e controverso.
Mi permetto solo di richiamare che nel 152 c'è per VIA, Verifiche di VIA e VAS il richiamo alla necessità di valutare i fattori climatici (sia mitigazione che adattamento). Inoltre, esiste una specifica linea guida in tal senso del Sistema nazionale di protezione dell'Ambiente (la n. 28/2020) che comprende anche questi elementi che devono essere riportati nei documenti per l'approvazione. Infine, esiste una Comunicazione della Commissione EU che riguarda proprio questo tema per le infrastrutture: molte regioni in EU la stanno seguendo soprattutto per quanto riguarda i finanziamenti FESR.
Ringrazio gli autori per le loro utili e dettagliate analisi. Poiché il piano prevede l’informazione e la consultazione dei cittadini, mi permetto d’intervenire, anche perché il PNACC mi ha generato non poche perplessità.
La prima perplessità è sulla denominazione: Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Pare, dai termini utilizzati, che i cambiamenti climatici siano una fatalità ineluttabile capitataci fra capo e collo senza che nessuno l’avesse minimamente prevista. Ma, cambiamenti ciclici “naturali”piovutici addosso proprio ora, accidenti, oppure cambiamenti indotti nell’ultimo secolo dalle attività umane? O entrambe le cose? Non si dice. In ogni caso la soluzione proposta è l’adattamento. Che è come curare la polmonite con la tachipirina. Intervenire cioè solo sui sintomi ignorando deliberatamente le cause e proponendo soluzioni pressoché omeopatiche. Quello che dobbiamo fare è continuare con la Crescita adattata, facendo decidere alle Borse i destini del mondo, al più con qualche palliativo, purché non si disturbi il manovratore? Di stato di equilibrio neanche a parlarne.
Il metodo omeopatico generale del piano è evidente quando si affronta la dimensione locale: l’ambiente in cui viviamo. Prendiamo allora ad esempio un ecosistema elementare, quello in cui vive l’orso bianco. Orso polare, banchisa di ghiaccio, foche, pesci. Nient’altro. Il ghiaccio si scioglie e l’orso è in via d’estinzione. Qual è l’adattamento possibile? Cambiare colore all’orso? Consideriamo invece non l’ambiente in cui si vive ma l’ambiente di cui si vive. Si comprende facilmente che le implicazioni e le interdipendenze non sono più quelle locali e che le cause e i risultatri dei cambiamenti coinvolgono una rete vastissima di cui la parte locale è una frazione ben poco rilevante. Un battito d’ali di una farfalla…, chissà che Lovelock non avesse ragione?
Qualcuno, scoprendo le carte, si è inventata la sostenibilità. Che è anche affermare, nel migliore dei casi, che sino ad allora non si sapeva se le attività umane e gli artefatti fossero o meno sostenibili. Probabilmente non lo erano così come molto spesso continuano a non esserlo, tranne che nella pubblicità. Adattamento omeopatico e resilienza sono sufficienti a fornire qualche garanzia di futuro alle prossime generazioni? Un Piano così concepito, e con la separatezza dei saperi e delle competenze, non credo sia in grado di farlo. Per questo plaudo all’incontro fra scienziati e giuristi, quale primo passo verso una maggiore oggettività e ampio confronto con la realtà dei fatti.