L'Italia e la politica del caldo. Oggi l'appello di 92 scienziati ai media: parlate delle cause della crisi climatica e delle sue soluzioni
Cronache della ricerca #274
Esce oggi la Lettera aperta ai media italiani in cui 92 scienziati e ricercatori delle più importanti istituzioni scientifiche italiane, tra cui il premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi, lanciano un appello ai giornalisti, chiedendo loro di parlare delle cause della crisi climatica - le emissioni di gas serra prodotte dall’utilizzo di combustibili fossili - e delle sue soluzioni - la rapida eliminazione dell’uso di carbone, petrolio e gas, e la decarbonizzazione attraverso le energie rinnovabili.
Come avverte la lettera, «omettere queste informazioni condanna le persone al senso di impotenza, proprio nel momento storico in cui è ancora possibile costruire un futuro migliore». I firmatari dell’appello dichiarano di ritenere propria responsabilità, come cittadini italiani e membri della comunità scientifica, avvertire chiaramente di ogni minaccia alla salute pubblica. E ricordano che è dovere dei giornalisti difendere il diritto all’informazione e diffondere notizie scientifiche verificate.
Così continua l’appello: «Il mese di giugno 2023 è stato, a livello globale, il più caldo da quando si registrano le temperature […]. Ondate di calore, alluvioni, siccità prolungate e incendi sono solo alcuni dei segnali dell’intensificarsi degli impatti dei cambiamenti climatici nei nostri territori. Tuttavia, i media italiani parlano ancora troppo spesso di “maltempo” invece che di cambiamento climatico. Quando ne parlano, spesso omettono le cause e le relative soluzioni».
Così si conclude la lettera: «Siamo ancora in tempo per scegliere il nostro futuro climatico. Siamo ancora in tempo per scegliere un futuro sostenibile che metta al primo posto la sicurezza, la salute e il benessere delle persone, come previsto dagli obiettivi europei di riduzione delle emissioni del 55% al 2030 e di neutralità climatica al 2050. Possiamo farlo anche grazie a una corretta comunicazione e alla cooperazione tra noi tutti».
Gli effetti che le ondate di calore hanno sulla salute umana sono molteplici e particolarmente gravi in Italia. Dei circa 61.000 decessi in più attribuibili all’ondata di calore del 2022 in Europa, 18.000 si sono verificati in Italia: quasi un terzo del totale, a dispetto del fatto che la popolazione italiana rappresenti solo un decimo della popolazione considerata. Per motivi che non sono ancora chiari, le donne sono più vulnerabili alle ondate di calore, con il 63% del totale delle morti in eccesso; inoltre è particolarmente suscettibile la popolazione anziana. Non è ormai più possibile ignorare il ruolo e i danni del cambiamento climatico sul benessere della nostra specie. Il caldo ha conseguenze rilevanti per la salute, e gli epidemiologi ne misurano gli effetti con la abituale pazienza e cautela. Ma con il passare degli anni - visto che praticamente l’anno che viene è quasi sempre più caldo dell’anno che se ne va, come spiega in un articolo Jacopo Mengarelli -, il livello di allarme è salito e ci si chiede se non sia il caso di considerare le ondate di calore e gli altri eventi climatici una questione sanitaria che merita un’attenzione particolare. Paolo Vineis e Luca Carra ripercorrono le conseguenze del caldo sulla nostra salute, riprendendo i risultati di un seminario svoltosi il 10 luglio all’Imperial College di Londra sugli effetti delle ondate di calore, che ha dato utili aggiornamenti sugli impatti che il cambiamento climatico ha sulla salute umana.
🦠 Non c’è un solo Long Covid, ce ne sono quattro. E si iniziano a capire meglio i fattori protettivi e quelli di rischio. Il Long Covid è un disturbo diffuso quanto ancora difficile da definire. Un nuovo studio del progetto ORCHESTRA – ampio progetto europeo di ricerca sul Covid, finanziato all’interno del programma Horizon 2020 e coordinato dall’Università di Verona – recentemente pubblicato sulla rivista eClinical Medicine (gruppo Lancet), identifica quattro diversi quadri clinici della sindrome da long COVID e il loro differente impatto sulla vita dei pazienti, diradando la nebbia che ancora grava su questa sindrome dai contorni sfuggenti. È emerso che le femmine risultano più colpite e che sono più a rischio i soggetti che hanno avuto manifestazioni gastroenteriche o renali del Covid. Confermata l’azione protettiva di una terapia precoce con anticorpi monoclonali o con cortisonici. Infine, lo studio ha dimostrato che essere stati vaccinati riduce la probabilità di sviluppare affaticamento e dolore cronici e, in generale, un long covid grave. Ha letto lo studio per noi Simonetta Pagliani.
Le procedure di procreazione medicalmente assistita hanno cambiato il profilo delle famiglie possibili, ma oggi il vuoto normativo lascia privi di tutela i componenti delle famiglie omogenitoriali, soprattutto i bambini. Nelle ultime settimane si sono avviati procedimenti che hanno come primo risultato la perdita di uno dei genitori per i bambini e le bambine arcobaleno. Mentre con l’approvazione alla Camera prosegue l’iter legislativo della proposta di legge che intende fare della gestazione per altre persone un reato universale (ne abbiamo scritto qui), la procura di Padova ha reso noto di voler impugnare 33 certificati di nascita relativi a 33 coppie di mamme, registrati dal sindaco Sergio Giordani dal 2017 a oggi. Un’azione a ritroso che di fatto cancella il cosiddetto ''genitore 2'', la mamma non biologica, dallo stato di famiglia, rettificando anche il cognome del bambino o della bambina. Fanno un punto sulla situazione Eva Benelli e Maurizio Bonati.
Secondo un recente studio, tra gli adolescenti, la disponibilità di oltre 10 euro a settimana è associata a una maggiore probabilità di fumare, bere o giocare d'azzardo. Ricevere la “paghetta”, piuttosto che ottenere denaro su richiesta, è correlato a una maggiore probabilità da parte loro di assumere comportamenti a rischio. Sono i risultati principali di uno studio pubblicato in collaborazione tra ricercatori dell’Istituto Mario Negri e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano sugli Annali dell’Istituto Superiore di Sanità. Lo studio è stato condotto su 989 studenti di 15 anni che in Lombardia hanno partecipato all’edizione 2018 dello studio Health Behaviour in School-aged Children (HBSC), un'indagine transnazionale coordinata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Su Scienza in rete ne scrivono Eugenio Santoro, Edoardo Lozza e Silvano Gallus.
Musica come terapia? In rete si sta diffondendo un numero crescente di piattaforme che permettono una fruizione personalizzata della musica che faccia stare meglio. Lo scopo è donare benessere all’ascoltatore. Ma come selezionare la playlist perfetta per trattare ciascun fruitore? Le soluzioni proposte sono diverse e spesso si affidano ad algoritmi capaci di rispondere ai bisogni dell’ascoltatore. Nel laboratorio di ricerca e musicoterapia dell'IRCCS Maugeri di Pavia è stato messo a punto, grazie a una collaborazione italo-spagnola, un algoritmo che sfrutta la musica a fini terapeutici: Melomic Health. Giulia Annovi ne ha parlato con Alfredo Raglio, responsabile del laboratorio e tra i suoi ideatori.
È da tempo, ormai, che si parla di governance adattiva per i progetti di ricerca: come mediare tra le diverse esigenze interne al progetto? Queste sono legate spesso alla diversità di prospettive culturali e scientifiche dei partner. E come si può contemporaneamente far fronte ai cambiamenti economici e sociali sempre più rapidi che caratterizzano i fenomeni su cui i progetti si focalizzano? La fase di valutazione del progetto è il primo punto su cui agire, suggerisce uno studio del IRPPS-CNR. Quando, a novembre dello scorso anno, si è tenuto l’European Partnership Stakeholder Forum – evento che ha riunito l'intera comunità di partenariati co-finanziati nell’ambito di ERA (European Research Area) - le parole d’ordine sono state agilità e flessibilità. A emergere è stata l’esigenza di lavorare sin dalla fase di progettazione a partenariati capaci di adattarsi tanto ai bisogni di ricerca emergenti quanto alla diversificazione delle fonti di finanziamento. Ne scrive su Scienza in rete Monia Torre, che ha letto per noi lo studio.
Può l’arte aiutare a raccontare la sperimentazione animale? Secondo il progetto Science on the Walls questo è possibile. Arte e scienza hanno una storia di lunga data, e gli studi naturalistici e anatomici per indagare il mondo naturale sono spesso stati i protagonisti di molte opere artistiche: basta pensare ai disegni di Leonardo Da Vinci. Eppure, può non essere immediato fare un collegamento tra la sperimentazione animale e l’arte visiva – collegamento che è invece alla base di Science on the Walls, il progetto che mira a sfruttare la natura coinvolgente della street art per affrontare temi scientifici essenziali e condividere le conoscenze. La sua autrice, Charlotte Rosher, si è aggiudicata l’ART Award Sci Comm 2022, che l’associazione Animal Research Tomorrow attribuisce ai migliori progetti dedicati alla comunicazione sull’uso degli animali in ricerca. Charlotte Rosher è stata intervistata su Research4life.
📅 Appuntamenti, incontri, iniziative
Officina della Ricerca per l’Ambiente ORA! All'interno dell'Area di Ricerca del CNR di Bologna un gruppo di ricercatrici e ricercatori si è voluto costituire in forma di assemblea per discutere degli innumerevoli segnali della crisi ecologica e climatica in atto, e del ruolo che è possibile avere in questi tempi turbolenti, per avviare iniziative ed azioni. Il neo-costituito gruppo, che si chiama Officina della Ricerca per l'Ambiente - ORA! Ha lanciato un appello/manifesto che si può leggere ed eventualmente firmare sul sito officinaricercambiente.it
Come si legge sul sito: «Questo appello è rivolto a coloro che credono che un mondo diverso sia possibile. È un appello ad unirsi e agire per il cambiamento, poiché la finestra delle opportunità è aperta ora, negli anni 20 e 30 del XXI secolo. È un appello al mondo della ricerca a sbilanciarsi, a parlare con le persone e non solo con i “policymakers” e gli “stakeholders”, ad ascoltare la paura diffusa (e fondata) che il clima e la biosfera stiano andando verso il collasso, ed agire».
Nuove prospettive per gli alberi d’olivo Il CREA – Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (crea.gov.it) - ha lanciato a luglio il progetto Novixgen – Nuove prospettive di sviluppo per l’Olivicoltura italiana attraverso la valorizzazione della biodiversità e la selezione di materiale GENetico d’olivo tollerante/resistente a Xylella fastidiosa e azioni mirate a prevenire il possibile impatto sulla Viticoltura. Per vincere la sfida del cambiamento climatico e favorire la resilienza dell’olivicoltura a patogeni alieni, primo tra tutti la Xylella fastidiosa (Xf), il CREA scende in campo con sette dei suoi centri di ricerca - Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura, Agricoltura e Ambiente, Difesa e Certificazione, Foreste e Legno, Genomica e Bioinformatica, Ingegneria e Trasformazioni Agroalimentari, Viticoltura ed Enologia – per valorizzare, con sperimentazioni innovative, le preziose risorse genetiche autoctone italiane, in particolare in Puglia, nella zona infetta, promuovendo, al contempo, lo sviluppo di aziende competitive sul fronte della qualità e delle tecnologie avanzate.
Scienza in rete sostiene la ricerca, creando un canale di comunicazione affidabile e aperto a tutti per rendere la scienza una risorsa universale, segnalando eventi e iniziative interessanti per i ricercatori e per i cittadini, anche per incoraggiare la partecipazione alle decisioni importanti per la vita pubblica.
In un momento in cui l’apporto della scienza per affrontare la crisi climatica in atto è cruciale, chi ci legge sa che su Scienza in rete trova informazioni basate sui dati che emergono dalla ricerca scientifica, attendibili perché vagliate da persone competenti, svincolate da pressioni e interessi di qualsiasi tipo e spesso poco trattate altrove. Una guida utile per orientarsi nella complessità in cui siamo immersi oggi e per riuscire a incidere sulle scelte che danno forma alla nostra società. Per scelta precisa, il sito non ha paywall e non contiene pubblicità. Per fare questo lavoro abbiamo bisogno del tuo aiuto. Contribuisci a dar voce alla ricerca sostenendo Scienza in rete. In questo modo, potrai entrare a far parte della nostra comunità e condividere il nostro percorso. Clicca sul link e scegli liberamente quanto donare! Se vuoi fare una donazione ricorrente, ci consenti di programmare meglio il nostro lavoro e resti comunque libero di interromperla quando credi.
Gentilissimi, come sempre i vostri articoli sono di grande interesse, rilanceremo questo articolo specifico sui rischi legati alla crisi climatica. Come Associazione non abbiamo competenze relative all'analisi delle cause, ma certamente è di nostro primario interesse l'approccio proattivo alla gestione dei Rischi. Per noi come Associazione la Prevenzione è una necessità ed il confronto con i Politici ed i Media è fondamentale per cercare di avere un reale impatto positivo. Grazie e a presto. F.Santi Presidente di AIAS (Associazione Italiana Ambiente e Sicurezza).
Cari, quando ricevo Scienza in Rete la leggo sempre con interesse, anche se non sempre concordo.
Questa volta vi mando un feed. Non ho certo sposato la tesi che le attività umane non abbiano a che fare con il clima, ma una condizione perché le conoscenze scientifiche possano progredire è non sopprimere le posizioni critiche rispetto a narrazioni correnti (specie quando le critiche sono scientificamente supportate, e avanzate da chi fa espresso riferimento al metodo scientifico).
Purtroppo l’attuale narrazione sul clima mostra un rifiuto crescente di un sano confronto scientifico con voci anche critiche (come è stato ed è tuttora rispetto alla gestione della pandemia, dove, a differenza degli effetti sul clima, le mie competenze sono elevate)…
Sui morti da caldo vi segnalo un importante articolo su Lancet https://www.thelancet.com/journals/lanplh/article/PIIS2542-5196(23)00023-2/fulltext, che mostra che, in base a fonti ufficiali, in media nelle città Europee ≥50.000 abitanti il freddo ha fatto nei 20 anni dal 2000 al 2019 oltre 10 volte più morti del caldo tra gli adulti >20 anni (e 4,5 volte più morti in Italia, dove la Table 2 riporta un eccesso medio annuo di 23.283 morti per freddo e 5.034 per caldo). Anche se poi il grafico nella pagina successiva altera gli assi di riferimento, dando al lettore l’impressione distorta che non ci sia tutta questa differenza a svantaggio del freddo… https://boriquagato.substack.com/p/the-cold-facts-about-heat-deaths?utm_source=post-email-title&publication_id=323914&post_id=135468081&isFreemail=true&utm_medium=email
Che nel 2022 si sia verificato in Italia un eccesso di 18.000 morti a causa del caldo mi pare poco plausibile, anche alla luce delle considerazioni di Alessandro Bagnato https://sfero.me/article/-eccesso-mortalita-colpa-clima-istat, critiche con l’Istat per i motivi che mi sembra abbia ben documentato.
L’enfasi sulla “minaccia del caldo” mi sembra almeno in parte strumentale
• sia a giustificare il consenso ad accelerare la transizione energetica, che reputo necessaria, ma da contemperare con ragionevolezza con altri nostri legittimi interessi nazionali (non ho approfondito quest’ambito di discussione, che mi pare comunque legittimo e non da censurare)
• sia a distogliere da verifiche su possibili responsabilità anche delle inoculazioni vaccinali COVID ripetute (terreno, invece, dove mi sentirei di sostenere un dibattito scientifico, se Scienza in Rete lo volesse ospitare)
Alberto Donzelli